Il caso di Alitalia: Bad Company, Good Company e ripartenza

Bad Company e Good Company sono due espressioni che derivano dall’inglese: le traduciamo, letteralmente, come “cattiva azienda” e “buona azienda”. Ma cosa c’entra tutto questo con il mondo dell’economia e con Alitalia?

Te lo spieghiamo subito. In passato, Alitalia ha avuto molti problemi finanziari e ha avuto bisogno, spesso, di vere e proprie operazioni di salvataggio. Il piano era questo: dividere il “buono” dal “cattivo”, i guadagni dai debiti. L’unico modo per aiutare la società e per evitare il fallimento.

Cos’è una Bad Company

Come è possibile che una Bad Company sia così positiva per il destino di un’azienda?

Non lasciarti ingannare dal nome: la Bad Company non è così negativa come sembra. Subisce tutte le perdite di denaro e tutti i rischi che ostacolano una compagnia, e così facendo protegge la Good Company da ogni minaccia. Proprio come farebbe un coraggioso e valoroso soldato che si sacrifica per il bene di qualcun altro!

Con questa soluzione, la parte “buona” di un’azienda viene liberata dai debiti. Come già ti abbiamo detto, è quello che è accaduto ad Alitalia nel 2008: uno degli anni migliori nella storia della compagnia. Ti raccontiamo un po’ cosa è successo.

La “buona azienda” e la “cattiva azienda” di Alitalia

Le attività “buone” e quelle “cattive” di Alitalia sono state separate sotto la guida di Corrado Passera, l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo. L’amministratore delegato, è bene ricordarlo, è colui che prende le decisioni più importanti per una società, e che usa tutte le risorse disponibili per portarla al successo.

A Corrado Passera, in quei tempi, è stato affidato il Piano Fenice: sicuramente sai che la fenice è un animale mitologico che rinasce dalle proprie ceneri. Così doveva fare Alitalia, dopo essersi purificata dagli aspetti più tossici e negativi!

Si sono separate la Bad Company, che è rimasta a carico dello Stato, e la Good Company, la Nuova Alitalia o Compagnia Aerea Italiana (CAI). La prima aveva tantissimi debiti, addirittura quasi un miliardo; la seconda, invece, non ne aveva, e possedeva tutti i mezzi per svilupparsi.

Così si è verificata la ripartenza di Alitalia nel 2008. Forse sarebbe andato tutto bene, se non fossero stati commessi diversi errori di strategia. Comunque, in quell’epoca la divisione tra Bad Company e Good Company è stata fondamentale per aiutare la compagnia in un periodo pieno di difficoltà economiche.

Dal 2014 al 2020

Tieni presente che quella del 2008 non è stata l’unica Bad Company di Alitalia: ci sono anche quelle del 2014 e del 2020. In particolare, nel 2020 è stato indispensabile il contributo di Stefano Patuanelli (Ministro dello Sviluppo Economico).

Quindi ci sono state ben tre operazioni di questo tipo in poco più di 10 anni. Per questo diciamo che il caso Alitalia è simbolico: nessuno meglio di loro conosce i benefici della divisione tra Bad Company e Good Company! Una subisce tutti gli svantaggi, l’altra va incontro ai vantaggi e cresce.

Alitalia e Ita Airways: la più recente Bad Company

Di certo avrai sentito al telegiornale – o letto su un giornale – che Alitalia ha smesso di esistere qualche mese fa, alla fine del 2021. La nuova compagnia è Ita Airways: una società completamente diversa, al punto che i biglietti Alitalia non possono essere utilizzati per Ita.

Quindi ci siamo ancora una volta: Alitalia è la Bad Company, Ita Airways la Good Company senza debiti. Ita ha meno aerei, è più piccola ma non è condizionata da perdite di denaro. Vedremo come andrà: Ita sta lavorando sul proprio programma, e si spera di dimostrare che l’esperimento Bad Company/Good Company funzionerà come in passato.

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